Percorrendo la strada che conduce alla Grotta del Vento, circa 3 chilometri oltre Gallicano, fino a qualche anno fa si vedeva biancheggiare un suggestivo santuario, caratterizzato da un’agile serie di archi sorretti da esili colonne in pietra serena. Oggi l’edificio appare purtroppo quasi completamente nascosto da una folta vegetazione che nessuno si è preoccupato di rimuovere.
L’origine di questo tempio si perde nella notte dei tempi. Per quanto si sa, pare che il primo luogo di culto sia stato una piccola cavità naturale ampliata a colpi di scalpello circa 1400 anni fa. È però difficile pensare che la grande suggestione del luogo, la temperatura sempre mite e la presenza di una sorgente fresca e copiosa, siano passate inosservate agli uomini preistorici prima, ai Liguri ed agli Etruschi poi, specie se si considera che questi ultimi dedicarono al culto un’altra importante cavità avente caratteristiche analoghe: la Buca di Castelvenere, presso Cardoso (Gallicano), dove sono stati trovati oltre ottanta bronzetti votivi. Se fosse possibile scavare sotto l’abside della chiesa settecentesca, probabilmente verrebbero alla luce preziose testimonianze di questo remoto passato, ma la cosa è ovviamente improponibile perché comporterebbe, tra l’altro, proprio la distruzione di quel gioiello dell’arte barocca che è l’altare maggiore.
Chi ha la fortuna di poter visitare l’Eremo è può vedere due cavità sotterranee le cui pareti recano ovunque i segni evidenti dei colpi di scalpello. In una di esse, accessibile dalla chiesa, c’è una singolare sacrestia arredata con bellissimi mobili seicenteschi adattati all’andamento della roccia. L’altra, distaccata dal corpo principale del santuario, ospita invece la cosiddetta “chiesa antica”, cui si accede attraverso il rustico edificio della foresteria. Il nome deriva dalla errata convinzione che questo sia stato il primo luogo di culto. È invece molto più probabile che i riti cristiani abbiano avuto inizio nella cavità assai più ampia nella quale sorge la chiesa attuale. Oggi questa cavità non è visibile in quanto è stata completamente rivestita dalle opere murarie e da pregevoli arredi in stile barocco.
Molto interessanti anche l’antica cucina dei frati e le celle, arredate con francescana sobrietà, che fino a qualche anno fa si potevano ancora visitare. La suggestione del luogo e l’atmosfera mistica non erano soltanto un’attrazione turistica, ma anche e soprattutto un modo per rapportarsi con la bellezza e la perfezione del Creato, avvicinando anche le persone più refrattarie al richiamo della religione cristiana.
Oggi purtroppo, di tutto il complesso, è possibile visitare soltanto la chiesa, e solo in occasione della messa domenicale e delle principali ricorrenze religiose. Nei giorni feriali il cancello è quasi sempre chiuso, ma anche quel poco che si può vedere attraverso le sbarre di ferro può essere appagante.
Da più parti si auspica che la Curia restituisca alla pubblica fruizione questo gioiello, prezioso sia dal punto di vista puramente turistico che religioso.
La foresteria che affianca la chiesa ospitava un ristorante nel quale si potevano gustare numerose specialità della cucina garfagnina. Anche questo è stato chiuso, ma i gestori ne hanno aperto un altro a soli 400 metri di distanza, alla base dell’estremità orientale della parete che sovrasta il santuario, realizzando inoltre diverse camere per i turisti e i pellegrini che vogliono pernottare in un luogo così suggestivo.