Un’esperienza singolare e di grande interesse quella vissuta da una guida della Grotta del Vento, Giuseppe Cataldi, geologo e speleologo, che il 28 di maggio, in occasione della VIII Giornata delle Miniere, ha colto l’opportunità quasi unica di visitare la miniera di Realmonte (AG), dalla quale vengono estratte ogni anno 500.000 tonnellate di salgemma (cloruro di sodio).
Il giacimento è immenso: continuando a lavorare col ritmo attuale non si esaurirebbe prima di 200 anni.La sua origine, nella scala dei tempi geologici, è abbastanza recente in quanto risale al messiniano (circa cinque milioni di anni fa) quando il Mediterraneo venne in gran parte prosciugato dall’evaporazione in seguito alla chiusura dello Stretto di Gibilterra. Per fare un confronto, basta ricordare che la roccia entro la quale l’acqua ha scavato la Grotta del Vento risale a circa 200 milioni di anni fa.
In un bacino chiuso il sale precipitò sul fondo formando un banco molto esteso avente lo spessore di 40 metri, sul quale si depositò una spessa coltre di argille. Successivamente, in tempi ancor più recenti, movimenti orogenetici sollevarono il giacimento facendolo in parte emergere dall’attuale livello marino. La copertura argillosa, essendo impermeabile, protegge il salgemma dall’acqua piovana, che in sua assenza, col passare dei millenni, avrebbe finito per sciogliere completamente la massa salina, disperdendola in mare.
L’ingresso della miniera, gestita dalla Italkali, appare come una moderna galleria autostradale rivestita in cemento armato. Nell’interno la roccia, costituita da strati policromi di salgemma separati da sottili intercalazioni argillose, è nuda, e mostra in tutta la sua bellezza i disegni fantasmagorici creati dalle pieghe degli strati, deformati dalle vicissitudini geologiche della crosta terrestre.
Un immenso salone scavato nel sale è stato trasformato in una suggestiva cattedrale nella quale l’altare e le statue, raffiguranti Santa Barbara, protettrice dei minatori, e Gesù, sono state scolpite nel salgemma, analogamente a quanto è stato fatto, a cominciare da secoli fa, nella più nota miniera di Wieliczka, situata nel sud della Polonia.
Un altro punto di grande interesse è il “rosone” singolare pittura naturale costituita da una serie molto vistosa di cerchi concentrici di colore diverso, ognuno dei quali corrisponde a un diverso strato di sale.
In alcune zone sono presenti numerose concrezioni, anch’esse di sale, costituite prevalentemente da sottilissime stalattiti (cannule, spaghetti o capelli d’angelo), e tozze stalagmiti.
L’accesso alla miniera è rigorosamente riservato ai minatori ed ai tecnici dell’Italkali, ad eccezione del 4 dicembre, quando alla messa celebrata nella cattedrale in onore di Santa Barbara, protettrice dei minatori, vengono invitate le autorità e i familiari degli addetti ai lavori.
Qualora, magari fuori dall’orario di lavoro, parte della miniera venisse aperta alle visite turistiche, si verrebbe a creare un punto di attrazione di valore eccezionale, capace di incrementare in maniera determinante l’economia della zona, nella quale potrebbe essere valorizzata anche la bellissima spiaggia detta “Scala dei Turchi”, costituita da marne bianche come la neve, situata a meno di un chilometro di distanza. La miniera polacca di Wieliczka è meta ogni anno centinaia di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo.
ENGLISH BLOG
There was a unique and interesting experience for a guide of the Grotta del Vento, Giuseppe Cataldi, geologist and speleologist, who on the 28th of May, on the occasion of the VIII Day of the Mines, took the almost unique opportunity to visit the mine of Realmonte (AG), from which 500.000 tons of rock salt (sodium chloride) are extracted every year. The deposit is huge: continuing to work at its current rate it would not run out before 200 years.
Its origin, on a geological timescale, is quite recent since it goes back to the messinian (about five million years ago) when the Mediterranean was dried up for a great part by the evaporation following the closure of the Strait of Gibraltar.
To make a comparison, remember that the rock in which water dug the Grotta del Vento goes back to about 200 million years ago.
In a closed basin the salt precipitated to the bottom forming a very extensive bank with a depth of 40 metres, on top of which a thick blanket of clay deposited. Subsequently, in more recent times, orogenic movements lifted up the deposit causing it to partly emerge from the current sea level. The blanket of clay, being impermeable, protects the rock salt from rainwater, which in its absence, with the passing of millenniums, would have melted completely the mass of salt, dispersing it into the sea.
The entrance to the mine, run by Italkali, looks like a modern motorway tunnel covered in concrete. Inside the rock, made up of polychrome layers of rock salt separated by thin clay intercalations, is bare, and shows in all its beauty the fabulous designs created by the folds of the layers, deformed by the geological vicissitudes of the Earth’s crust.
A huge chamber dug in salt has been transformed into an impressive cathedral in which the altar and statues, depicting Santa Barbara, the patron saint of miners, and Jesus, have been carved in rock salt, similarly to what was done, a few centuries ago, in the more well-known mine of Wieliczka, situated in the south of Poland.
Another very interesting part is the “rose window” an unusual natural painting made up of a gorgeous series of concentrated circles of various colours, each one corresponding to a different layer of salt.
In some areas there are numerous formations, also of salt, made up mostly of thin stalactites (straws, spaghetti or angel hair), and thick stalagmites.
Access to the mine is strictly reserved to miners and technicians of Italkali, with the exception of 4th December, when the local authorities and relatives of the workers are invited to a mass which is celebrated in the cathedral in honour of Santa Barbara, the patron saint of miners.
If, maybe outside working hours, part of the mine was opened for guided tours, a great tourist attraction would be created, enabling the economy of the area to be greatly incremented, in which the beautiful beach made up of snow white marnes (compressed clay), situated less than a kilometre’s distance away, called “Scala dei Turchi”, could be developed. The Polish mine of Wieliczka every year is the the meta of hundreds of thousands of tourists coming from all over the world.