Negli ultimi post apparsi su questo blog abbiamo sempre descritto delle curiosità e degli aspetti particolari della Grotta del Vento. Non bisogna però dimenticare che al carsismo profondo, perennemente avvolto dalle tenebre, corrisponde quasi sempre un carsismo di superficie che spesso assume aspetti di grande interesse, sia sotto il profilo scientifico, sia sotto quello puramente paesaggistico.
La zona d’assorbimento che alimenta il complesso sotterraneo del massiccio delle Panie è costituito da una serie di pianori e di dolci pendii calcarei situati sul versante settentrionale della montagna.
Tra questi il più importante è l’Altopiano della Vetricia, un dosso roccioso lontano da qualsiasi sentiero nel quale le acque derivanti dalle precipitazioni e dallo scioglimento delle nevi hanno creato un paesaggio fantastico, nel quale miriadi di crepacci di ogni dimensione si incrociano in tutte le direzioni, mentre i solchi di ruscellamento, paralleli tra loro e separati da esili crestine di roccia tagliente, visti da lontano somigliano a cascate pietrificate. Numerosi gli abissi, che sprofondano nell’oscurità di un mondo sotterraneo del quale, attualmente, si conosce ben poco. Tra questi il più spettacolare è l’abisso Revel un salto unico colossale profondo trecento metri. A breve distanza, sotto il Pizzo delle Saette, si apre l’abisso Bombassei, che con una rapida successione di pozzi scende quasi a mille metri di profondità.
Purtroppo non è ancora stato trovato un collegamento praticabile dall’uomo tra la zona d’assorbimento e la Grotta del Vento, cavità che probabilmente non è che la minima parte di un immenso mondo sotterraneo ancora tutto da scoprire.
Per visitare il paesaggio allucinante dell’altopiano della Vetricia conviene partire da Gallicano e salire fino alla località “Piglionico”, dove termina la strada. Si prosegue a piedi lungo il sentiero n° 7 fino al rifugio Rossi ed alla Focetta del Puntone (un’ora e quaranta di cammino). Qui si lascia il sentiero e si scende verso il dosso che costituisce l’altopiano della Vetricia. Nell’ultimo tratto il percorso diviene particolarmente accidentato, adatto solo a persone in buona salute che non soffrano di vertigini e che siano abituate al trekking impegnativo. Non esistono sorgenti, quindi è bene portarsi dietro molta acqua. In caso di nebbia l’orientamento può essere difficoltoso.