Molte gallerie della Grotta del Vento sono state scavate sotto pressione da acque che le riempivano completamente, esercitando la propria azione erosive in tutte le direzioni. I tal modo si sono formati condotti dalla sezione circolare, ellittica, o comunque tondeggiante, nelle cui pareti sono evidenti i segni lasciati dai vortici provocati nel flusso dell’acqua dalle sporgenze della roccia.
In vari punti si possono osservare sul soffitto alcune cavità a forma di calotta sferica nelle quali la roccia appare pulitissima, come se l’acqua limacciosa delle piene non l’avesse mai toccata, mentre al di sotto di una nettissima linea di livello perfettamente orizzontale è sempre rivestita da una finissima patina di colore bruno ocraceo.
Durante le piene queste cavità sono vere e proprie trappole nelle quali l’aria resta imprigionata dal moto ascendente dell’acqua. La roccia è effettivamente pulita poiché l’aria compressa impedisce all’acqua di toccare il soffitto, che viene comunque corroso dall’umidità ricca di anidride carbonica.
Al di sotto della linea di livello il colore della roccia è dovuto a tracce di argilla che durante le piene intorbida l’acqua. Tutto ciò avviene solo se la roccia sovrastante la bolla, compatta e priva di fessurazioni, risulta impermeabile anche all’aria.
Quando sono particolarmente ampie, le bolle d’aria compressa possono essere un provvidenziale rifugio temporaneo per gli speleosub in caso di esaurimento delle bombole, in attesa che qualcuno porti loro altre bombole cariche. Possono invece essere molto pericolose nelle aree interessate da fenomeni vulcanici, dove le emanazioni endogene potrebbero saturarle di acido solfidrico. Altri gas tossici potrebbero svilupparsi in acque fortemente inquinate.