Normalmente il concetto di “sasso” è legato al suo peso:
“Pesante come un sasso”, “Cadere come un sasso”, “I sassi nell’acqua vanno subito a fondo”….Infatti non accade quasi mai che in natura i sassi possano salire, soprattutto su lunghi tratti aventi forti dislivelli.
Eppure nella Grotta del Vento ciò è accaduto, le prove sono inconfutabili e documentate fotograficamente.
Fin dall’inizio dei lavori di valorizzazione turistica si era ipotizzato un collegamento idrico tra il sifone iniziale, che i turisti superano mediante una breve galleria artificiale, e la zona del Fiume Acheronte, situata nella parte più profonda del “secondo itinerario”, ricca di ciottoli arrotondati e levigati e di sabbia chiara. Ma questo collegamento non era visibile e, pensando che fosse sepolto dai detriti, sul finire degli anni 80 venne fatto uno scavo sul fondo del sifone iniziale, ma non fu trovato alcun passaggio. Si notò però che in una parete c’era un foro di circa 60 centimetri di diametro, che venne subito esplorato per una lunghezza di una quindicina di metri, fino a un punto in cui il cunicolo, strettissimo, scompariva nell’acqua e nel fango, divenendo impraticabile.
Le ricerche furono pertanto abbandonate, ma il 20 ottobre 2013 avvenne qualcosa di inatteso che confermò l’ipotesi del collegamento. Durante la notte un violentissimo nubifragio fece salire di 60 metri il livello dell’Acheronte, fino a farlo traboccare nel 1° itinerario, provocando dall’ingresso della grotta una fuoruscita d’ acqua della portata 6 metri cubi al secondo.
Qualche settimana più tardi, sul fondo del sifone iniziale ormai prosciugatosi, si notò sotto il foro in parete precedentemente esplorato un mucchio molto eterogeneo di ciottoli arrotondati, misti a sabbia chiara. Sia i sassi, alcuni dei quali pesavano più di mezzo chilo, sia la sabbia, erano identici a quelli che costituiscono il letto dell’Acheronte. Sassi e sabbia di quel tipo non erano mai stati visti un nessun altro punto della Grotta.
Per sollevare quei ciottoli di 30 metri (tale è il dislivello che separa l’Acheronte dal sifone iniziale) la corrente d’acqua doveva essere violentissima. Per avere quella velocità si ipotizza che il condotto sia particolarmente stretto e uniforme, forse impraticabile dall’uomo, e soprattutto privo di espansioni che, rallentando la corrente, avrebbero provocando la decantazione del materiale solido.