Capo Calamita – Capoliveri
Se le miniere di ematite di Rio Marina (Isola d’Elba) hanno una storia antichissima, che ebbe inizio in epoca etrusca, quasi 2500 anni fa, quelle di magnetite, situate in prossimità del mare in comune di Capoliveri, hanno iniziato la propria attività solo nel secolo scorso, per chiudere poi definitivamente nel 1981. Del giacimento che, immenso, era il più grande d’Europa, venne sfruttato meno di un terzo del volume complessivo. I motivi che hanno portato alla sua chiusura furono principalmente due. Da parte dell’Italsider, la società concessionaria della miniera, la scelta dipese da questioni puramente economiche: il minerale conveniva acquistarlo in paesi nei quali il costo del lavoro era minore che in Italia. Da parte dello stato si ritenne opportuno conservare una cospicua scorta di materia prima in previsione di eventuali tempi difficili per l’approvvigionamento (ad esempio: sanzioni, oppure impennata dei prezzi dei minerali provenienti dall’estero).
A differenza di altre miniere che, specie nei vani di maggiore ampiezza, poco dopo l’abbandono sono in gran parte crollate a causa dell’instabilità e della friabilità delle masse rocciose, quella di Capo Calamita, sviluppandosi in gran parte all’interno di una massa di magnetite estremamente compatta, non comporta pericoli di crollo e, dal giorno dell’abbandono fino ad oggi, si è mantenuta intatta, adatta quindi per essere attrezzata per le visite turistiche.
Come raggiungere Capo Calamita – Capoliveri
Da Capoliveri si percorre una strada panoramica, in parte sterrata, che in circa sei chilometri conduce ad un capannone che ospita, oltre alla biglietteria, un piccolo negozio di minerali ed un museo che illustra ai visitatori aspetti ed attrezzature della vita quotidiana dei minatori.
Dalla biglietteria, con un pulmino della società che gestisce le visite si scende fino all’ingresso della miniera, situato in prossimità del mare in un luogo particolarmente suggestivo nel quale si possono ammirare imponenti strutture metalliche che testimoniano l’intensa attività che vi si svolgeva in un recente passato.
Come si svolge la visita?
Esistono due possibilità di visita, non cumulabili, entrambe della durata di una cinquantina di minuti. La prima, riguarda un percorso perfettamente orizzontale lungo il quale è possibile osservare attrezzature e locali che danno un’idea abbastanza chiara su come si svolgevano i lavori all’interno delle gallerie. Lungo il percorso ci si affaccia su due immensi pozzi verticali profondi 65 metri che corrispondono ad altrettanti nuclei di magnetite. Nel secondo pozzo un crollo risalente a pochi anni fa ha fatto precipitare sul fondo il diaframma che lo separava dall’esterno, permettendo ai raggi solari di penetrare nel sottosuolo con un effetto scenografico molto spettacolare.
La seconda prevede la percorrenza di una discenderia del dislivello di una trentina di metri che porta i visitatori 24 metri sotto il livello del mare in una zona mantenuta costantemente asciutta da un sistema di pompe che impediscono il naturale innalzamento della falda freatica.
Molto brave le guide che nel descrivere la vita quotidiana che i minatori trascorrevano nel sottosuolo riescono a trasmettere ai visitatori sensazioni di grande emotività.
Gli orari ed i giorni di apertura, estremamente complessi, variano di anno in anno, per cui prima di partire, è sempre bene informarsi telefonando ad uno dei numeri reperibili nel sito www.minieredicalamita.it.