Come abbiamo detto in questo articolo, l’arco naturale del Monte Forato esposto alla luce solare per tutta la giornata e visibile da decine di chilometri di distanza, sembra voler ostentare la propria maestosa bellezza. Questa volta parliamo invece di un altro arco naturale, il Ponte Ercole, detto anche Ponte del Diavolo, misterioso e inquietante nelle sue forme, celato all’interno di un folto castagneto che ne protegge gelosamente i segreti. Mentre l’interpretazione morfogenetica del Monte Forato è evidente, quella del Ponte Ercole nell’appennino modenese appare difficile sia per il tipo di roccia (arenaria macigno), non carsificabile, sia per la collocazione: il ponte attraversa infatti un modestissimo solco vallivo, attualmente privo di circolazione idrica, situato quasi alla sommità di un altopiano.
La storia
Si tratta probabilmente del relitto di una bancata arenacea sulla quale in tempi remoti scorreva un modesto ruscello che, in corrispondenza di quello che attualmente è il fianco occidentale del ponte, precipitava a valle con una cascata. A monte della cascata una fitta fessurazione avrebbe successivamente favorito la penetrazione dell’acqua nel sottosuolo, dove immediatamente sotto lo strato arenaceo, a contatto di un livello meno permeabile avrebbe generato, e progressivamente ampliato, una cavità sotterranea parallela alla superficie. Successivamente la parte fessurata della bancata sarebbe stata sgretolata completamente dall’erosione, sprofondando nella cavità sottostante ed isolando il ponte che oggi tutti possono ammirare.
Questo singolare monumento della natura, molto sottile (lo spessore minimo è inferiore ad un metro) anche se molto più breve (circa trenta metri), può ricordare vagamente il più famoso Landscape Arch (Utah), il ponte naturale più lungo del mondo (84 metri), anch’esso scolpito nell’arenaria.
L’aspetto attuale è dovuto a fattori erosivi, tuttora in atto, legati all’alternarsi di gelo e disgelo, umidificazione ed essiccazione, che hanno in gran parte mascherato quanto resta di alcuni interventi umani che secondo gli archeologi ne avrebbero interessato l’estremità settentrionale del ponte, dove in epoca romana, o forse prima ancora, sarebbe stata scavata una vasca destinata a bagni terapeutici o purificatori.
La suggestione ed il senso di mistero che pervade l’ambiente potrebbero aver giocato un ruolo determinante per fare di questo sito un luogo di culto, attorno al quale sono stati rinvenuti frammenti ceramici ed ornamentali villanoviani e liguri databili tra l’VIII ed il III secolo a.c., e migliaia di monete romane coniate tra il II secolo a.c. ed il V secolo d.c.
Come raggiungere il Ponte Ercole nell’Appennino modenese
Per raggiungere il Ponte Ercole conviene raggiungere Lama Mocogno (MO), percorrere la strada statale n° 12 in direzione Modena per alcune centinaia di metri, fino ad un bivio, dove un cartello indica di svoltare a sinistra per arrivare al piazzale inghiaiato dal quale, parcheggiata l’auto, si prosegue a piedi per una mezz’ora lungo un sentiero in lieve saliscendi.
Un’ottima base di partenza da Lama Mocogno è il B&B e wine bar Lama Café, dove il sig. Giovanni è lieto di fornire utili informazioni su tutto il territorio del Frignano.
Lama Mocogno dista dalla Grotta del Vento circa due ore d’auto.