Qualche decina di anni fa, quando ancora l’isola d’Elba non aveva raggiunto l’attuale sviluppo turistico, la sua costa orientale, da Cavo a Punta Calamita, ospitava la maggiore concentrazione di miniere presente sul territorio italiano. Le colline situate alle spalle di Rio Marina erano sconvolte dai cantieri di un’unica immensa area estrattiva dalla quale provenivano stupendi campioni di ematite, talvolta iridescente, di pirite, sia cubica che pentagonododecaedro, e di goethite, sotto forma di nere geodi lucenti, spesso di enormi dimensioni; minerali la cui presenza è d’obbligo nei musei e nelle principali collezioni di tutto il mondo. La principale attività economica dell’isola era quindi costituita dalle miniere di ferro, dove lavoravano migliaia di operai sia in superficie che nei cantieri sotterranei, garantendo all’Italia una completa autosufficienza nell’approvvigionamento del metallo. Lo sciabordio delle onde che si infrangevano sulle spiagge dalla sabbia scintillante di cristalli era quasi sempre coperto dallo sferragliare dei cingoli di enormi ruspe, pale meccaniche ed escavatori che rivoltavano le colline come calzini alla ricerca del ferro. Di tanto in tanto echeggiava il cupo boato delle mine, mentre i nastri trasportatori scaricavano il minerale nelle navi.
La seconda attività in ordine di importanza era l’agricoltura, che immetteva sul mercato vini di grande pregio, seguita dalla pesca, favorita dalla particolare conformazione delle coste.
Le maggiori aspettative poggiavano però sul turismo, un turismo che all’inizio era essenzialmente mineralogico, praticato da appassionati di ogni provenienza attratti non solo dai minerali, ma anche dalla straordinaria bellezza dei luoghi, che fanno dell’Isola d’Elba una delle mete preferite da chi cerca un mare sempre limpidissimo, spiagge incantevoli e insenature da sogno.
Sul finire del secolo scorso l’attività mineraria è cessata. Le ferite inferte dalle miniere alle colline vengono progressivamente nascoste da una vegetazione lussureggiante. Restano comunque le imponenti strutture metalliche arrugginite degli impianti minerari, a testimonianza dei fasti di un tempo che fu. Per chi vuole compiere un viaggio indietro nel tempo resta la possibilità di visitare la mitica miniera sotterranea di Capo Calamita, che ospita un immenso giacimento di magnetite purissima (tutt’altro che esaurito) o le miniere a cielo aperto di Rio Marina, nelle quali la locale Pro Loco organizza delle escursioni guidate.
Di grande valore didattico anche la Piccola Miniera di Porto Azzurro, un ipogeo artificiale nel quale sono stati riprodotti in maniera magistrale vari aspetti dell’attività estrattiva.
Molto numerosi i negozi di minerali, ma i campioni in vendita provengono quasi sempre da lontano, come la pirite, ahimè, del Perù e della Spagna, ed i quarzi del Brasile.
Oggi l’attività preponderante è quella turistica, con diverse centinaia di strutture ricettive, tutte di ottimo livello, che offrono al turista competenza, cortesia e professionalità ad un prezzo, generalmente ragionevole, che nella bassa stagione può divenire sorprendentemente economico.